Cinque giorni, 330 chilometri, 66 chilometri al giorno di media e 4 ore al giorno (effettive) di pedalata.
Qualcuno
sorridera' leggendo questi dati,
per qualcun altro saranno un limite facilmente raggiungibile,
ad altri magari non e' mai successo di cavalcare la propria bici per piu'
giorni consecutivi………
…… per me e' stata "semplicemente" una delle piu'
belle esperienze, vissuta a cavallo del mezzo di trasporto che preferisco; la
Mountain Bike.
Un raid organizzato in pochi giorni dopo piu' di un anno di ipotesi e discussioni sul quando, dove, come e perché. Un raid pensato prendendo spunto da articoli e consigli vari trovati su internet e su qualche rivista del settore. Un raid sognato in 5/6 persone ed effettuato in due, io (Danilo) e Marco.
Sabato 21
Aprile 2001,
appuntamento ore 9:30 alla stazione Termini.
Ore 9:00, sistemo i due borsoni posteriori, monto la borsetta sul manubrio,
scorro mentalmente tutto quello che ho infilato nelle borse per capire se ho
dimenticato qualcosa, faccio i saluti di rito e parto da casa in bici. Penso
immediatamente, sentendo la differenza di peso, a quanto mi fara' soffrire
questo carico sulle salite dell’Appennino. Un quarto d’ora e sono alla
stazione, incrocio Marco all’imbocco della galleria, il sabato la metropolitana
non trasporta le bici (non lo sapevamo) e lui si e' gia' fatto diversi km
venendo dall’EUR. E’ gia' sudato ma e' comunque raggiante.
Carichiamo le bici sul treno per Tarquinia, partenza puntuale alle 10:12, il
tempo prospettato da tutti i bollettini meteo fa accapponare la pelle, sono
previsti temporali su tutta la penisola, freddo glaciale e neve oltre i 700 mt.
durante tutto il week-end.
Ma nonostante questo non abbiamo mai avuto il minimo dubbio, avevamo deciso di
partire ed eccoci qui, sul treno per Tarquinia, seduti uno di fronte all'altro,
nervosi come due bambini alla loro prima gita scolastica.
Arriviamo alla stazione di Tarquinia alle 11:40, tra la preparazione e una
piccola deviazione verso il mare giungiamo a Tarquinia
paese (139 s.l.m.) alle 12:15. Abbiamo deciso di adottare Tarquinia come punto
di partenza e quindi attiviamo qui tutti i nostri crono-qualcosa, un paio di
foto sulla piazza principale e a mezzogiorno e mezzo inizia la nostra prima
scommessa cicloturistica "Il Coast To Coast".
Malgrado tutte le previsioni negative il sole, e rare, fugaci nubi (spesso
anche gradite), accompagnano tutta la prima tappa. Il dislivello non e'
proibitivo e procediamo senza grande fatica godendo appieno dei panorami, dei
colori ma soprattutto degli odori offerti dalla natura in questo periodo, provo
una strana sensazione nel pensare a quello che sto' facendo, mi sento gia'
lontano dal mio mondo, dalle mie abitudini (e c’e' anche una punta di nostalgia
per le persone care), eppure sono solo poche ore che mi trovo fuori da casa. Mi
sento pero' gia' completamente immerso in tutto questo e devo dire che lo trovo
"meraviglioso".
Procediamo verso Tuscania, la scelta di deviare per una strada semi-asfaltata
ci fa immediatamente assaporare la bellezza di poter rielaborare e gestire a
nostro piacimento il percorso senza vincoli di tempo. Arriviamo a Tuscania
(166 s.l.m.), facciamo un rapido giro nel centro storico e ripartiamo alla
volta di Viterbo, dove arriviamo sotto un sole splendente.
Il centro storico medioevale di Viterbo merita sicuramente una visita, ci
autoscattiamo qualche foto sulla scalinata del 'Palazzo dei Papi', compriamo e
mangiamo un po’ di frutta e, dopo un breve riposo, ripartiamo per l’ultimo
sforzo della giornata.
Risaliamo un po’ fino a Bagnaia (441 s.l.m.) per poi
ridiscendere fino a Bomarzo (263 s.l.m.) dove arriviamo
alle 18:20, abbastanza stanchi ma altrettanto soddisfatti; il tempo e' stato
clemente, le gambe hanno retto piuttosto bene e le impressioni sono fortemente
positive per ambedue. Ora ci aspetta una bella doccia e un'abbondante cena per
reintegrare le forze.
Prima tappa,
Tarquinia-Bomarzo
Km percorsi: 72,560
Tempo pedalato: 4:05
Media km/h 17,7
Domenica 22
Aprile,
la sveglia suona alle 7:00. Durante la notte un rumoroso temporale ci ha tenuti
un po’ sulle spine ma la mattina, al nostro risveglio, l’unica cosa
preoccupante sembra essere una fitta nebbia che circonda l’agriturismo.
Scatto una bella foto dalla finestra della stanza, Bomarzo sembra sospeso nel
vuoto. Mentre ci prepariamo per la partenza uno strano tipo viene fuori dalla
sua stanza (pigiama, ciabatte e giaccone), gli prestiamo un cacciavite e lui,
per ringraziarci, guarisce, con un massaggio, un nervo infiammato di Marco (un
santone?). Partiamo e dopo un paio di tornanti in discesa, la nebbia scompare,
adesso siamo piu' tranquilli, la discesa e' piuttosto veloce e finisce
altrettanto velocemente ad Attigliano, risaliamo
lentamente e con un po’ di fatica verso Giove (292
s.l.m.) , dopodiché attraversiamo un bell’altopiano e una serie di saliscendi
che ci portano ad Amelia (406 s.l.m.). Il paese e'
molto carino, raggiungiamo il punto piu' alto dove, per la celebrazione di un
matrimonio, assistiamo ad una specie di festa patronale con tanto di tamburini
e sbandieratori. Dopo una breve pausa e le solite foto siamo di nuovo in sella
diretti verso Terni (50 s.l.m.), ora la strada tende a
scendere e ne approfittiamo per far riposare un po’ le gambe.
Pedalando tranquillamente arriviamo presto a Terni dove ci aspettano le nostre
compagne (hanno deciso di venire a controllare il nostro stato di salute!!).
La seconda tappa e' stata, tutto sommato, molto tranquilla (anche in previsione
di quello che ci aspetta domani), siamo oltremodo stupiti dalla reazione
positiva da parte del fisico; a parte un po’ di indolenzimento generale, non ci
sono dolori o sintomi particolari.
Dopo aver mangiato un ottimo piatto di fettuccine ai funghi, trascorriamo il
pomeriggio alla cascata delle Marmore dove becchiamo un acquazzone da paura.
Nel tardo pomeriggio le signore ripartono per Roma e noi, dopo una doccia e un
riposino, fatichiamo a trovare un posto dove mangiare una pizza (strana citta'
questa! solo pizza a taglio e distributori di DVD!!!). Dopo aver percorso il
centro di Terni in lungo e in largo troviamo la pizzeria (che poi e' lo stesso
posto dove abbiamo mangiato a pranzo), ci 'spariamo' questa pizzetta e andiamo
a riposare.
Seconda tappa,
Bomarzo-Terni
Km percorsi: 56,160
Tempo pedalato: 3:26
Media km/h 16,2
Lunedi 23 Aprile, sveglia alle 7:00, fa un
po' freddo e c'e' ancora nebbia, ci aspetta la giornata piu' dura di tutto il
raid, il che ci spinge ad abbondare sulla colazione, cappuccino caldo, due
cornetti a testa e partenza rapida verso l’Appennino. La salita si fa' immediatamente
dura e finché siamo vicini alla citta', camion e macchine rovinano l’atmosfera.
Raggiungiamo pero' in pochi km la zona delle Marmore
(363 s.l.m.), il panorama inizia a farsi interessante e lo smog diventa un
ricordo quando raggiungiamo il lago di Piediluco. Un giro attraverso il paese
di Piediluco (ai margini del lago) comincia a farci
pregustare le bellezze naturali che accompagneranno questa tappa. Le strade che
percorriamo sono quasi deserte, i pochi paesi che attraversiamo sembrano vivere
al di fuori dalla realta'. Le donne e gli uomini che incontriamo sembrano
muoversi all’interno di un’astronave, tale e' la lentezza dei loro movimenti, e
non c’e' traccia di stress nei loro visi e nei loro modi. Mi rendo conto di
essere a pochi km da Roma solo quando, ogni tanto, il mio sguardo incrocia un
cartello stradale con un'indicazione del tipo RIETI, VITERBO etc.
La salita si fa sempre piu' impegnativa, il sole e' ormai alto e sta' mettendo
duramente alla prova la nostra preparazione (sicuramente da migliorare). Ma
nonostante il caldo, il sudore che ha ormai intriso il nostro abbigliamento, il
sellino della bici che continua a battere dove il dente duole (non proprio il
dente..), la salita che sembra non finire mai, arriviamo alla fatidica sella denominata
"La Forca" (1115m s.l.m.). Marco estrae
prontamente dal suo bagaglio un pennarello nero che usiamo per iscrivere su un
grosso sasso, e sul retro di un cartello stradale, la nostra impresa "Coast
to Coast 2001 – Noi c’eravamo – Marco Danilo". Facciamo due o tre
foto, la mia macchinetta, appoggiata sul mini cavalletto, cade rovinosamente
spinta dal vento e si apre da un lato, temo di aver perso tutte le foto ma per
fortuna non e' cosi.
Ripartiamo per una velocissima discesa (velocita' max raggiunta 58 Km/h) ed
arriviamo in pochi minuti a Leonessa (969 s.l.m.). Ci
fermiamo immediatamente per mettere qualcosa sotto i denti (stiamo per svenire
dalla fame) e chiediamo al barista se ci puo' indicare un posto economico dove
passare la notte.
"Non ci sono posti economici a Leonessa" risponde lui "pero' a
pochi km c’e' un albergo molto carino e sicuramente economico".
Pochi km significa 11 Km che, percorsi in macchina sono effettivamente pochi……
ma in bicicletta, e dopo aver fatto una pausa di oltre mezz’ora, risultano
durissimi, soprattutto per il mio fondoschiena (e 11 km in piedi sono piuttosto
impegnativi). Torniamo percio' in sella e risalendo (faticosamente) qualche
metro di quota giungiamo ad Albaneto (1052 s.l.m.). Il
posto ci ripaga pero' dello sforzo. Il paese e' piccolo e sperduto, non c’e'
neppure un bar (se non quello dell’albergo), nell’albergo non ci sono altri
clienti al di fuori di noi e siamo circondati dalle cime innevate dei monti
Reatini, e tutto questo non e' affatto negativo anzi…… respiriamo a pieni
polmoni l’aria pulita e fresca, la tranquillita' di questo posto merita
un’attenzione particolare da parte di chi, come noi, proviene da un posto dove
tutto questo e' solo fantasia. I clacson, lo smog, lo stress... sembra tutto
cosi' lontano in situazioni del genere. Ringrazio mentalmente me stesso per
aver scelto di essere qui... oggi.
La cena e' ottima
e abbondante e siccome siamo gli unici avventori dell'albergo ci sentiamo un
po’ a casa, i proprietari dell'albergo discutono serenamente, anche loro
intorno ad un tavolo davanti al televisore, a poca distanza dal nostro tavolo.
Facciamo qualche valutazione sulla giornata e scaturisce da tutti e due la
grande soddisfazione di essere riusciti a superare questa tappa senza
risentirne troppo a livello fisico. Prima della partenza molti dei nostri amici
erano stati scettici, convinti che per affrontare l'Appennino ci volesse una
preparazione piu' adeguata e specifica della nostra;
questa giornata la dedichiamo a loro.
La conclusione univoca e ampiamente condivisa e': "piena
soddisfazione".
A questo punto non ci resta che approfittare della tranquillita' offertaci dal
luogo per godere di una bella e riposante dormita.
Terza tappa,
Terni-Albaneto
Km percorsi: 62,330
Tempo pedalato: 4:54
Media km/h 12,6
Martedi 24 Aprile, stamattina la sveglia suona piu' tardi, abbiamo deciso di attardarci un po’ temendo il freddo mattutino dei 1052 mt d'altitudine. Partiamo alle 9:45 c'e' un sole splendente che illumina e rende ancora piu' belle le cime innevate; non fa per niente freddo.
Iniziamo a scendere velocemente, percorriamo pochi km e ad un tratto, dopo un piccolo tornante, ci appare di fronte uno spettacolo meraviglioso, la valle del Vomano si apre di fronte a noi e vediamo, sullo sfondo di un bellissimo cielo azzurro, i monti della Laga e il Gran Sasso ricoperti di neve. Ci attacchiamo ai freni (consumando le gomme sull'asfalto) per fermare immediatamente le bici e goderci questo spettacolo inaspettato. Qui le foto sono d'obbligo, le scattiamo malgrado il sole ci sia quasi di fronte, le scattiamo coscienti del fatto che chiunque le vedra' non potra' capire la bellezza e la sensazione provata in questo luogo, in questo momento. Probabilmente le scattiamo solo per noi, perché solo noi potremo rivivere le stesse emozioni rivedendo queste foto, scure e poco indicative.
Dopo esserci
ripresi dall'emozione riprendiamo la nostra veloce discesa verso Borbona
(760 s.l.m.) che raggiungiamo in pochi minuti.
Risaliamo, non troppo faticosamente, verso Montereale (945
s.l.m.), c'impegna soltanto uno strappetto sugli ultimi due km prima del paese.
Impegno che, come succede sempre piu' spesso, e' ripagato da una bella discesa
tra gli alberi, attraverso la quale giungiamo a Capitignano
(916 s.l.m.).Consultando la cartina
iniziamo a preoccuparci un po’, ci aspetta un dislivello di 400 mt in soli 7
km… decidiamo di reintegrare un po’ d'energia mangiando qualcosa a Capitignano,
approfittandone anche per far riposare un po’ le stanche membra.
Attacchiamo la salita con grinta, forse perché sappiamo (o meglio, crediamo) che questa e' l'ultima salita impegnativa del tour, ma la situazione non e' delle migliori.. il sole e' gia' alto e questo non e' sicuramente d'aiuto alla nostra gia' precaria preparazione fisica. Marco sta soffrendo piu' di me e negli ultimi km lo stacco di qualche minuto, arrivo senza ulteriori soste sul punto che segna la quota massima raggiunta nel nostro giro, 1280 metri s.l.m., siamo vicinissimi al passo delle Capannelle (1299) ma non ci arriviamo perché il nostro percorso prosegue nella direzione opposta. Mi sdraio stremato all'ombra di un gigantesco pino e attendo l'arrivo di Marco. Lo vedo risalire l'ultima curva con il viso contratto dalla fatica ma appena si accorge di aver raggiunto la meta la smorfia si trasforma in un sorriso raggiante, si butta a terra anche lui, e ci godiamo questo momento di grande soddisfazione personale, sdraiati su un prato a quota 1280.
Anche oggi ce
l'abbiamo fatta!
Ma la giornata non e' ancora finita... e per fortuna! perche' e' proprio da qui
che inizia il tratto di strada piu' bello ed emozionante di tutto il percorso.
Inizia da qui una discesa che proseguira' per 35 km, una discesa talmente lieve
che ci permettera' di viaggiare tanto lentamente da farci godere appieno la
maestosa bellezza di questa valle. E' indescrivibile quello che senti dentro in
certe situazioni, avrei voluto, d'istinto, urlare tutta la mia gioia e rendere
partecipe il mondo intero della forza che mi stava trasmettendo questo momento.
Avrei voluto che quella discesa, quella valle, quei colori, quegli odori..
potessero non esaurirsi nel tempo di poche pedalate, avrei voluto che tutte le
persone a me care fossero li, a condividere con me quelle stesse, magnifiche,
sensazioni.
Ma eravamo, ancora una volta, solo noi due, io e Marco, a riempire ancora i
nostri corpi e le nostre menti di magnifiche sensazioni, cosi' difficili da
provare ma ancora piu difficili da descrivere.
Pedaliamo per chilometri e
chilometri senza provare la minima fatica, scendiamo lentamente tenendo la
testa alta ad ammirare queste bellezze naturali; sulla nostra destra
l'imponenza del Corno Grande (Gran Sasso d'Italia)
gonfio di neve primaverile, e sulla nostra sinistra il bellissimo profilo
(anch'esso abbondantemente innevato) dei Monti della Laga.
Proseguiamo per lunghi tratti di strada mantenendoci allineati, occupando
ognuno una corsia, la quantita' di automobili che percorrono queste strade ci
permette di mantenere questa posizione anche per piu' di mezz'ora. Il silenzio
di questa valle e' talmente "silenzioso" che riusciamo a sentire il
rumore di un mezzo a motore anche a grandi distanze. Questo silenzio, oltre che
dalle poche, ma comunque fastidiose, macchine, viene piacevolmente interrotto
soprattutto dai numerosi corsi d'acqua che incrociamo frequentemente. Corsi
d'acqua che arricchiscono e gonfiano il fiume Vomano rendendolo una meta ambita
dagli instancabili canoisti, corsi d'acqua che formano spesso delle piccole ma
rumorose cascate, corsi d'acqua che creano degli strani e rocamboleschi flutti
e ogni tanto addirittura dei laghetti, molto spesso artificiali ma non per
questo meno affascinanti di quelli naturali.
Inebriandoci di tutto questo arriviamo a Montorio al Vomano
a meta' pomeriggio, troviamo una sistemazione e ci rilassiamo con una bella
doccia. Trascorriamo le poche ore che ci separano dalla cena passeggiando per
il paese, ci mangiamo un cono gelato e facciamo quattro chiacchiere ricordando
"recenti" episodi di gioventu'.
La cena la consumiamo presso una trattoria un po’ sfigata (siamo gli unici
clienti), il proprietario e' un tipo strano, ma nonostante tutto mangiamo un
ottimo e abbondante piatto di pasta seguito da un arrosto misto da far felice
finanche il piu affamato degli affamati. Usciamo, ampiamente soddisfatti dal
cibo e contenti di aver scelto questo posto malgrado il suo aspetto non proprio
accattivante. A letto presto, prima dell'ultima tappa che prevediamo comunque
abbastanza tranquilla.
Dopo il quarto giorno consecutivo che vedo Marco crollare in un sonno profondo,
pochi secondi dopo essersi appoggiato al letto, rosico un po’. Scrivo ora
questa breve nota per rendere partecipe, chiunque stia leggendo questo
racconto, di quanto l'ho odiato (bonariamente) in quei momenti!!!!
Quarta tappa, Albaneto-Montorio
al Vomano
Km percorsi: 80,700
Tempo pedalato: 4:34
Media km/h 17,6
Mercoledi 25 Aprile, E' l'ultimo giorno sui
pedali, partiamo alle 8:15 e per diversi km continuiamo a seguire il corso del
Vomano, ci godiamo lo spettacolo, la tranquillita' e la pace interiore gia'
vissute il giorno precedente. Non sento pero' dentro di me le stesse sensazioni
vissute fino a ieri, so perfettamente che la causa e' un principio di
nostalgia… oggi e l'ultimo giorno della nostra avventura. Cerco (a fatica) di
non pensarci e di godermi comunque gli ultimi bellissimi momenti del nostro
raid.
I pensieri rifuggono rapidamente quando iniziamo la salita verso Atri; non ci
aspettavamo, in questa tappa, una salita che ci potesse impegnare. Non e'
sicuramente una salita paragonabile a quelle superate nei giorni precedenti
(400 mt di dislivello in 9 km) ma, pur non essendo una salita impossibile, ci
consuma rapidamente le ultime energie rimaste. Probabilmente siamo partiti da
Montorio convinti di trovare solo discesa o, al massimo, qualche leggera salita
e questo ha condizionato le nostre menti (e i nostri corpi).
Raggiungiamo Atri attraversando l'affascinante "Parco Regionale
dei Calanchi di Atri", ci godiamo la magnifica vista sui
bellissimi calanchi naturali che ci conducono all'altrettanto bel paesaggio che
si gode da Atri. La fatica della salita e', come ogni volta, ben ripagata.
Arriviamo quindi ad Atri (444 s.l.m.) e lo visitiamo
restando comodamente in sella delle nostre bici, ci fermiamo sul belvedere per
il solito rituale delle foto e ripartiamo, dopo qualche minuto, verso Silvi
Paese.
Abbiamo toccato, ad Atri,
il punto piu' alto di questa tappa, ripartiamo percio' scendendo leggermente.
Purtroppo ricominciamo ad avvicinarci a zone piu' frequentate dall'uomo e
ricominciamo a sentire il traffico come una spina nel fianco. Certo, non sto'
parlando del caos di una citta', ma dopo aver vissuto i giorni precedenti
percorrendo strade e paesi semi abbandonati, anche poche macchine insieme fanno
sentire lo smog e il fastidio del "ritorno al presente".
La discesa e' piacevole ma……sara' per la stanchezza accumulata in questi
giorni, sara' per il fatto che ci avviciniamo velocemente alla fine del tour, o
magari siamo semplicemente stanchi di essere sempre e solo noi due, fatto sta'
che percorriamo gli ultimi chilometri quasi in silenzio e probabilmente con la
testa altrove.
Non resta molto altro da raccontare sulla giornata, se non il passaggio per Silvi
Paese, l'arrivo alla stazione di Silvi Marina,
il biglietto per Pescara, il cambio di treno alla
stazione di Pescara, la "ricca" dormita sul treno per Roma e l'arrivo
alla stazione Termini.
Ci sarebbe pero' molto
altro da dire (e non da raccontare) sulle sensazioni provate, sulle forti
emozioni vissute, su tutto cio' che questa esperienza ci ha lasciato dentro,
sui ricordi impressi nelle nostre menti, sugli odori, i colori e i sapori dei
luoghi attraversati in questi cinque, semplicissimi, giorni…… che non
dimenticheremo facilmente.
Quinta tappa,
Montorio al Vomano-Silvi Marina
Km percorsi: 58,380
Tempo pedalato: 3:15
Media km/h 17,9
DIAMO UN PO DI NUMERI:
Km totali percorsi: |
|
330,130 |
Tempo totale pedalato: |
|
20h 23m |
Gomme bucate: |
|
nessuna |
Cene consumate: |
|
4, ottime e abbondanti |
Pranzi consumati a tavola: |
|
1, a Terni con le nostre compagne |
Persone strane incontrate: |
|
2, il santone a Bomarzo e il ristoratore a Montorio |
Quantita di pioggia presa: |
|
mai pedalando, tanta a piedi alle Marmore |
Aminoacidi consumati: |
|
una sessantina di pasticche in due |
Medicinali consumati: |
|
solo qualche aspirina come defaticante |
Incidenti di percorso: |
|
nessuno |
Polase consumato: |
|
non calcolato, comunque parecchio |
Banane consumate: |
|
una mezza dozzina a testa |
Acqua consumata: |
|
tanta bevuta e altrettanta utilizzata per le docce |
Cazzate sparate: |
|
infinite |
Foto scattate: |
|
un paio di rullini da 36 |
Soldi spesi per mangiare e dormire: |
|
327.350 lire (163.675 lire cad.) |
Soldi spesi per i trasporti: |
|
103.000 lire (51.550 lire cad.) |
Animali incontrati: |
|
solo un tenerissimo cucciolo di cane |
|
|
|
Per vedere le altre foto scattate durante il raid segui questo link
segui invece questo se vuoi vedere le mappe delle varie tappe
Cinque giorni, 330 chilometri, 66 chilometri al giorno di media e 4 ore al giorno (effettive) di pedalata.
Qualcuno
sorridera' leggendo questi dati,
per qualcun altro saranno un limite facilmente raggiungibile,
ad altri magari non e' mai successo di cavalcare la propria bici per piu'
giorni consecutivi………
…… per me e' stata "semplicemente" una delle piu'
belle esperienze, vissuta a cavallo del mezzo di trasporto che preferisco; la
Mountain Bike.
Un raid organizzato in pochi giorni dopo piu' di un anno di ipotesi e discussioni sul quando, dove, come e perché. Un raid pensato prendendo spunto da articoli e consigli vari trovati su internet e su qualche rivista del settore. Un raid sognato in 5/6 persone ed effettuato in due, io (Danilo) e Marco.
Sabato 21
Aprile 2001,
appuntamento ore 9:30 alla stazione Termini.
Ore 9:00, sistemo i due borsoni posteriori, monto la borsetta sul manubrio,
scorro mentalmente tutto quello che ho infilato nelle borse per capire se ho
dimenticato qualcosa, faccio i saluti di rito e parto da casa in bici. Penso
immediatamente, sentendo la differenza di peso, a quanto mi fara' soffrire
questo carico sulle salite dell’Appennino. Un quarto d’ora e sono alla
stazione, incrocio Marco all’imbocco della galleria, il sabato la metropolitana
non trasporta le bici (non lo sapevamo) e lui si e' gia' fatto diversi km
venendo dall’EUR. E’ gia' sudato ma e' comunque raggiante.
Carichiamo le bici sul treno per Tarquinia, partenza puntuale alle 10:12, il
tempo prospettato da tutti i bollettini meteo fa accapponare la pelle, sono
previsti temporali su tutta la penisola, freddo glaciale e neve oltre i 700 mt.
durante tutto il week-end.
Ma nonostante questo non abbiamo mai avuto il minimo dubbio, avevamo deciso di
partire ed eccoci qui, sul treno per Tarquinia, seduti uno di fronte all'altro,
nervosi come due bambini alla loro prima gita scolastica.
Arriviamo alla stazione di Tarquinia alle 11:40, tra la preparazione e una
piccola deviazione verso il mare giungiamo a Tarquinia
paese (139 s.l.m.) alle 12:15. Abbiamo deciso di adottare Tarquinia come punto
di partenza e quindi attiviamo qui tutti i nostri crono-qualcosa, un paio di
foto sulla piazza principale e a mezzogiorno e mezzo inizia la nostra prima
scommessa cicloturistica "Il Coast To Coast".
Malgrado tutte le previsioni negative il sole, e rare, fugaci nubi (spesso
anche gradite), accompagnano tutta la prima tappa. Il dislivello non e'
proibitivo e procediamo senza grande fatica godendo appieno dei panorami, dei
colori ma soprattutto degli odori offerti dalla natura in questo periodo, provo
una strana sensazione nel pensare a quello che sto' facendo, mi sento gia'
lontano dal mio mondo, dalle mie abitudini (e c’e' anche una punta di nostalgia
per le persone care), eppure sono solo poche ore che mi trovo fuori da casa. Mi
sento pero' gia' completamente immerso in tutto questo e devo dire che lo trovo
"meraviglioso".
Procediamo verso Tuscania, la scelta di deviare per una strada semi-asfaltata
ci fa immediatamente assaporare la bellezza di poter rielaborare e gestire a
nostro piacimento il percorso senza vincoli di tempo. Arriviamo a Tuscania
(166 s.l.m.), facciamo un rapido giro nel centro storico e ripartiamo alla
volta di Viterbo, dove arriviamo sotto un sole splendente.
Il centro storico medioevale di Viterbo merita sicuramente una visita, ci
autoscattiamo qualche foto sulla scalinata del 'Palazzo dei Papi', compriamo e
mangiamo un po’ di frutta e, dopo un breve riposo, ripartiamo per l’ultimo
sforzo della giornata.
Risaliamo un po’ fino a Bagnaia (441 s.l.m.) per poi
ridiscendere fino a Bomarzo (263 s.l.m.) dove arriviamo
alle 18:20, abbastanza stanchi ma altrettanto soddisfatti; il tempo e' stato
clemente, le gambe hanno retto piuttosto bene e le impressioni sono fortemente
positive per ambedue. Ora ci aspetta una bella doccia e un'abbondante cena per
reintegrare le forze.
Prima tappa,
Tarquinia-Bomarzo
Km percorsi: 72,560
Tempo pedalato: 4:05
Media km/h 17,7
Domenica 22
Aprile,
la sveglia suona alle 7:00. Durante la notte un rumoroso temporale ci ha tenuti
un po’ sulle spine ma la mattina, al nostro risveglio, l’unica cosa
preoccupante sembra essere una fitta nebbia che circonda l’agriturismo.
Scatto una bella foto dalla finestra della stanza, Bomarzo sembra sospeso nel
vuoto. Mentre ci prepariamo per la partenza uno strano tipo viene fuori dalla
sua stanza (pigiama, ciabatte e giaccone), gli prestiamo un cacciavite e lui,
per ringraziarci, guarisce, con un massaggio, un nervo infiammato di Marco (un
santone?). Partiamo e dopo un paio di tornanti in discesa, la nebbia scompare,
adesso siamo piu' tranquilli, la discesa e' piuttosto veloce e finisce
altrettanto velocemente ad Attigliano, risaliamo
lentamente e con un po’ di fatica verso Giove (292
s.l.m.) , dopodiché attraversiamo un bell’altopiano e una serie di saliscendi
che ci portano ad Amelia (406 s.l.m.). Il paese e'
molto carino, raggiungiamo il punto piu' alto dove, per la celebrazione di un
matrimonio, assistiamo ad una specie di festa patronale con tanto di tamburini
e sbandieratori. Dopo una breve pausa e le solite foto siamo di nuovo in sella
diretti verso Terni (50 s.l.m.), ora la strada tende a
scendere e ne approfittiamo per far riposare un po’ le gambe.
Pedalando tranquillamente arriviamo presto a Terni dove ci aspettano le nostre
compagne (hanno deciso di venire a controllare il nostro stato di salute!!).
La seconda tappa e' stata, tutto sommato, molto tranquilla (anche in previsione
di quello che ci aspetta domani), siamo oltremodo stupiti dalla reazione
positiva da parte del fisico; a parte un po’ di indolenzimento generale, non ci
sono dolori o sintomi particolari.
Dopo aver mangiato un ottimo piatto di fettuccine ai funghi, trascorriamo il
pomeriggio alla cascata delle Marmore dove becchiamo un acquazzone da paura.
Nel tardo pomeriggio le signore ripartono per Roma e noi, dopo una doccia e un
riposino, fatichiamo a trovare un posto dove mangiare una pizza (strana citta'
questa! solo pizza a taglio e distributori di DVD!!!). Dopo aver percorso il
centro di Terni in lungo e in largo troviamo la pizzeria (che poi e' lo stesso
posto dove abbiamo mangiato a pranzo), ci 'spariamo' questa pizzetta e andiamo
a riposare.
Seconda tappa,
Bomarzo-Terni
Km percorsi: 56,160
Tempo pedalato: 3:26
Media km/h 16,2
Lunedi 23 Aprile, sveglia alle 7:00, fa un
po' freddo e c'e' ancora nebbia, ci aspetta la giornata piu' dura di tutto il
raid, il che ci spinge ad abbondare sulla colazione, cappuccino caldo, due
cornetti a testa e partenza rapida verso l’Appennino. La salita si fa' immediatamente
dura e finché siamo vicini alla citta', camion e macchine rovinano l’atmosfera.
Raggiungiamo pero' in pochi km la zona delle Marmore
(363 s.l.m.), il panorama inizia a farsi interessante e lo smog diventa un
ricordo quando raggiungiamo il lago di Piediluco. Un giro attraverso il paese
di Piediluco (ai margini del lago) comincia a farci
pregustare le bellezze naturali che accompagneranno questa tappa. Le strade che
percorriamo sono quasi deserte, i pochi paesi che attraversiamo sembrano vivere
al di fuori dalla realta'. Le donne e gli uomini che incontriamo sembrano
muoversi all’interno di un’astronave, tale e' la lentezza dei loro movimenti, e
non c’e' traccia di stress nei loro visi e nei loro modi. Mi rendo conto di
essere a pochi km da Roma solo quando, ogni tanto, il mio sguardo incrocia un
cartello stradale con un'indicazione del tipo RIETI, VITERBO etc.
La salita si fa sempre piu' impegnativa, il sole e' ormai alto e sta' mettendo
duramente alla prova la nostra preparazione (sicuramente da migliorare). Ma
nonostante il caldo, il sudore che ha ormai intriso il nostro abbigliamento, il
sellino della bici che continua a battere dove il dente duole (non proprio il
dente..), la salita che sembra non finire mai, arriviamo alla fatidica sella denominata
"La Forca" (1115m s.l.m.). Marco estrae
prontamente dal suo bagaglio un pennarello nero che usiamo per iscrivere su un
grosso sasso, e sul retro di un cartello stradale, la nostra impresa "Coast
to Coast 2001 – Noi c’eravamo – Marco Danilo". Facciamo due o tre
foto, la mia macchinetta, appoggiata sul mini cavalletto, cade rovinosamente
spinta dal vento e si apre da un lato, temo di aver perso tutte le foto ma per
fortuna non e' cosi.
Ripartiamo per una velocissima discesa (velocita' max raggiunta 58 Km/h) ed
arriviamo in pochi minuti a Leonessa (969 s.l.m.). Ci
fermiamo immediatamente per mettere qualcosa sotto i denti (stiamo per svenire
dalla fame) e chiediamo al barista se ci puo' indicare un posto economico dove
passare la notte.
"Non ci sono posti economici a Leonessa" risponde lui "pero' a
pochi km c’e' un albergo molto carino e sicuramente economico".
Pochi km significa 11 Km che, percorsi in macchina sono effettivamente pochi……
ma in bicicletta, e dopo aver fatto una pausa di oltre mezz’ora, risultano
durissimi, soprattutto per il mio fondoschiena (e 11 km in piedi sono piuttosto
impegnativi). Torniamo percio' in sella e risalendo (faticosamente) qualche
metro di quota giungiamo ad Albaneto (1052 s.l.m.). Il
posto ci ripaga pero' dello sforzo. Il paese e' piccolo e sperduto, non c’e'
neppure un bar (se non quello dell’albergo), nell’albergo non ci sono altri
clienti al di fuori di noi e siamo circondati dalle cime innevate dei monti
Reatini, e tutto questo non e' affatto negativo anzi…… respiriamo a pieni
polmoni l’aria pulita e fresca, la tranquillita' di questo posto merita
un’attenzione particolare da parte di chi, come noi, proviene da un posto dove
tutto questo e' solo fantasia. I clacson, lo smog, lo stress... sembra tutto
cosi' lontano in situazioni del genere. Ringrazio mentalmente me stesso per
aver scelto di essere qui... oggi.
La cena e' ottima
e abbondante e siccome siamo gli unici avventori dell'albergo ci sentiamo un
po’ a casa, i proprietari dell'albergo discutono serenamente, anche loro
intorno ad un tavolo davanti al televisore, a poca distanza dal nostro tavolo.
Facciamo qualche valutazione sulla giornata e scaturisce da tutti e due la
grande soddisfazione di essere riusciti a superare questa tappa senza
risentirne troppo a livello fisico. Prima della partenza molti dei nostri amici
erano stati scettici, convinti che per affrontare l'Appennino ci volesse una
preparazione piu' adeguata e specifica della nostra;
questa giornata la dedichiamo a loro.
La conclusione univoca e ampiamente condivisa e': "piena
soddisfazione".
A questo punto non ci resta che approfittare della tranquillita' offertaci dal
luogo per godere di una bella e riposante dormita.
Terza tappa,
Terni-Albaneto
Km percorsi: 62,330
Tempo pedalato: 4:54
Media km/h 12,6
Martedi 24 Aprile, stamattina la sveglia suona piu' tardi, abbiamo deciso di attardarci un po’ temendo il freddo mattutino dei 1052 mt d'altitudine. Partiamo alle 9:45 c'e' un sole splendente che illumina e rende ancora piu' belle le cime innevate; non fa per niente freddo.
Iniziamo a scendere velocemente, percorriamo pochi km e ad un tratto, dopo un piccolo tornante, ci appare di fronte uno spettacolo meraviglioso, la valle del Vomano si apre di fronte a noi e vediamo, sullo sfondo di un bellissimo cielo azzurro, i monti della Laga e il Gran Sasso ricoperti di neve. Ci attacchiamo ai freni (consumando le gomme sull'asfalto) per fermare immediatamente le bici e goderci questo spettacolo inaspettato. Qui le foto sono d'obbligo, le scattiamo malgrado il sole ci sia quasi di fronte, le scattiamo coscienti del fatto che chiunque le vedra' non potra' capire la bellezza e la sensazione provata in questo luogo, in questo momento. Probabilmente le scattiamo solo per noi, perché solo noi potremo rivivere le stesse emozioni rivedendo queste foto, scure e poco indicative.
Dopo esserci
ripresi dall'emozione riprendiamo la nostra veloce discesa verso Borbona
(760 s.l.m.) che raggiungiamo in pochi minuti.
Risaliamo, non troppo faticosamente, verso Montereale (945
s.l.m.), c'impegna soltanto uno strappetto sugli ultimi due km prima del paese.
Impegno che, come succede sempre piu' spesso, e' ripagato da una bella discesa
tra gli alberi, attraverso la quale giungiamo a Capitignano
(916 s.l.m.).Consultando la cartina
iniziamo a preoccuparci un po’, ci aspetta un dislivello di 400 mt in soli 7
km… decidiamo di reintegrare un po’ d'energia mangiando qualcosa a Capitignano,
approfittandone anche per far riposare un po’ le stanche membra.
Attacchiamo la salita con grinta, forse perché sappiamo (o meglio, crediamo) che questa e' l'ultima salita impegnativa del tour, ma la situazione non e' delle migliori.. il sole e' gia' alto e questo non e' sicuramente d'aiuto alla nostra gia' precaria preparazione fisica. Marco sta soffrendo piu' di me e negli ultimi km lo stacco di qualche minuto, arrivo senza ulteriori soste sul punto che segna la quota massima raggiunta nel nostro giro, 1280 metri s.l.m., siamo vicinissimi al passo delle Capannelle (1299) ma non ci arriviamo perché il nostro percorso prosegue nella direzione opposta. Mi sdraio stremato all'ombra di un gigantesco pino e attendo l'arrivo di Marco. Lo vedo risalire l'ultima curva con il viso contratto dalla fatica ma appena si accorge di aver raggiunto la meta la smorfia si trasforma in un sorriso raggiante, si butta a terra anche lui, e ci godiamo questo momento di grande soddisfazione personale, sdraiati su un prato a quota 1280.
Anche oggi ce
l'abbiamo fatta!
Ma la giornata non e' ancora finita... e per fortuna! perche' e' proprio da qui
che inizia il tratto di strada piu' bello ed emozionante di tutto il percorso.
Inizia da qui una discesa che proseguira' per 35 km, una discesa talmente lieve
che ci permettera' di viaggiare tanto lentamente da farci godere appieno la
maestosa bellezza di questa valle. E' indescrivibile quello che senti dentro in
certe situazioni, avrei voluto, d'istinto, urlare tutta la mia gioia e rendere
partecipe il mondo intero della forza che mi stava trasmettendo questo momento.
Avrei voluto che quella discesa, quella valle, quei colori, quegli odori..
potessero non esaurirsi nel tempo di poche pedalate, avrei voluto che tutte le
persone a me care fossero li, a condividere con me quelle stesse, magnifiche,
sensazioni.
Ma eravamo, ancora una volta, solo noi due, io e Marco, a riempire ancora i
nostri corpi e le nostre menti di magnifiche sensazioni, cosi' difficili da
provare ma ancora piu difficili da descrivere.
Pedaliamo per chilometri e
chilometri senza provare la minima fatica, scendiamo lentamente tenendo la
testa alta ad ammirare queste bellezze naturali; sulla nostra destra
l'imponenza del Corno Grande (Gran Sasso d'Italia)
gonfio di neve primaverile, e sulla nostra sinistra il bellissimo profilo
(anch'esso abbondantemente innevato) dei Monti della Laga.
Proseguiamo per lunghi tratti di strada mantenendoci allineati, occupando
ognuno una corsia, la quantita' di automobili che percorrono queste strade ci
permette di mantenere questa posizione anche per piu' di mezz'ora. Il silenzio
di questa valle e' talmente "silenzioso" che riusciamo a sentire il
rumore di un mezzo a motore anche a grandi distanze. Questo silenzio, oltre che
dalle poche, ma comunque fastidiose, macchine, viene piacevolmente interrotto
soprattutto dai numerosi corsi d'acqua che incrociamo frequentemente. Corsi
d'acqua che arricchiscono e gonfiano il fiume Vomano rendendolo una meta ambita
dagli instancabili canoisti, corsi d'acqua che formano spesso delle piccole ma
rumorose cascate, corsi d'acqua che creano degli strani e rocamboleschi flutti
e ogni tanto addirittura dei laghetti, molto spesso artificiali ma non per
questo meno affascinanti di quelli naturali.
Inebriandoci di tutto questo arriviamo a Montorio al Vomano
a meta' pomeriggio, troviamo una sistemazione e ci rilassiamo con una bella
doccia. Trascorriamo le poche ore che ci separano dalla cena passeggiando per
il paese, ci mangiamo un cono gelato e facciamo quattro chiacchiere ricordando
"recenti" episodi di gioventu'.
La cena la consumiamo presso una trattoria un po’ sfigata (siamo gli unici
clienti), il proprietario e' un tipo strano, ma nonostante tutto mangiamo un
ottimo e abbondante piatto di pasta seguito da un arrosto misto da far felice
finanche il piu affamato degli affamati. Usciamo, ampiamente soddisfatti dal
cibo e contenti di aver scelto questo posto malgrado il suo aspetto non proprio
accattivante. A letto presto, prima dell'ultima tappa che prevediamo comunque
abbastanza tranquilla.
Dopo il quarto giorno consecutivo che vedo Marco crollare in un sonno profondo,
pochi secondi dopo essersi appoggiato al letto, rosico un po’. Scrivo ora
questa breve nota per rendere partecipe, chiunque stia leggendo questo
racconto, di quanto l'ho odiato (bonariamente) in quei momenti!!!!
Quarta tappa, Albaneto-Montorio
al Vomano
Km percorsi: 80,700
Tempo pedalato: 4:34
Media km/h 17,6
Mercoledi 25 Aprile, E' l'ultimo giorno sui
pedali, partiamo alle 8:15 e per diversi km continuiamo a seguire il corso del
Vomano, ci godiamo lo spettacolo, la tranquillita' e la pace interiore gia'
vissute il giorno precedente. Non sento pero' dentro di me le stesse sensazioni
vissute fino a ieri, so perfettamente che la causa e' un principio di
nostalgia… oggi e l'ultimo giorno della nostra avventura. Cerco (a fatica) di
non pensarci e di godermi comunque gli ultimi bellissimi momenti del nostro
raid.
I pensieri rifuggono rapidamente quando iniziamo la salita verso Atri; non ci
aspettavamo, in questa tappa, una salita che ci potesse impegnare. Non e'
sicuramente una salita paragonabile a quelle superate nei giorni precedenti
(400 mt di dislivello in 9 km) ma, pur non essendo una salita impossibile, ci
consuma rapidamente le ultime energie rimaste. Probabilmente siamo partiti da
Montorio convinti di trovare solo discesa o, al massimo, qualche leggera salita
e questo ha condizionato le nostre menti (e i nostri corpi).
Raggiungiamo Atri attraversando l'affascinante "Parco Regionale
dei Calanchi di Atri", ci godiamo la magnifica vista sui
bellissimi calanchi naturali che ci conducono all'altrettanto bel paesaggio che
si gode da Atri. La fatica della salita e', come ogni volta, ben ripagata.
Arriviamo quindi ad Atri (444 s.l.m.) e lo visitiamo
restando comodamente in sella delle nostre bici, ci fermiamo sul belvedere per
il solito rituale delle foto e ripartiamo, dopo qualche minuto, verso Silvi
Paese.
Abbiamo toccato, ad Atri,
il punto piu' alto di questa tappa, ripartiamo percio' scendendo leggermente.
Purtroppo ricominciamo ad avvicinarci a zone piu' frequentate dall'uomo e
ricominciamo a sentire il traffico come una spina nel fianco. Certo, non sto'
parlando del caos di una citta', ma dopo aver vissuto i giorni precedenti
percorrendo strade e paesi semi abbandonati, anche poche macchine insieme fanno
sentire lo smog e il fastidio del "ritorno al presente".
La discesa e' piacevole ma……sara' per la stanchezza accumulata in questi
giorni, sara' per il fatto che ci avviciniamo velocemente alla fine del tour, o
magari siamo semplicemente stanchi di essere sempre e solo noi due, fatto sta'
che percorriamo gli ultimi chilometri quasi in silenzio e probabilmente con la
testa altrove.
Non resta molto altro da raccontare sulla giornata, se non il passaggio per Silvi
Paese, l'arrivo alla stazione di Silvi Marina,
il biglietto per Pescara, il cambio di treno alla
stazione di Pescara, la "ricca" dormita sul treno per Roma e l'arrivo
alla stazione Termini.
Ci sarebbe pero' molto
altro da dire (e non da raccontare) sulle sensazioni provate, sulle forti
emozioni vissute, su tutto cio' che questa esperienza ci ha lasciato dentro,
sui ricordi impressi nelle nostre menti, sugli odori, i colori e i sapori dei
luoghi attraversati in questi cinque, semplicissimi, giorni…… che non
dimenticheremo facilmente.
Quinta tappa,
Montorio al Vomano-Silvi Marina
Km percorsi: 58,380
Tempo pedalato: 3:15
Media km/h 17,9
DIAMO UN PO DI NUMERI:
Km totali percorsi: |
|
330,130 |
Tempo totale pedalato: |
|
20h 23m |
Gomme bucate: |
|
nessuna |
Cene consumate: |
|
4, ottime e abbondanti |
Pranzi consumati a tavola: |
|
1, a Terni con le nostre compagne |
Persone strane incontrate: |
|
2, il santone a Bomarzo e il ristoratore a Montorio |
Quantita di pioggia presa: |
|
mai pedalando, tanta a piedi alle Marmore |
Aminoacidi consumati: |
|
una sessantina di pasticche in due |
Medicinali consumati: |
|
solo qualche aspirina come defaticante |
Incidenti di percorso: |
|
nessuno |
Polase consumato: |
|
non calcolato, comunque parecchio |
Banane consumate: |
|
una mezza dozzina a testa |
Acqua consumata: |
|
tanta bevuta e altrettanta utilizzata per le docce |
Cazzate sparate: |
|
infinite |
Foto scattate: |
|
un paio di rullini da 36 |
Soldi spesi per mangiare e dormire: |
|
327.350 lire (163.675 lire cad.) |
Soldi spesi per i trasporti: |
|
103.000 lire (51.550 lire cad.) |
Animali incontrati: |
|
solo un tenerissimo cucciolo di cane |
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